Camino a bioetanolo: conviene davvero? Ecco cos’è e come funziona

Da diverso tempo, quando si parla di camini e stufe, non ci si rivolge solamente ai vecchi modelli a legna. La tecnologia ha fatto grandi passi in avanti in questo campo, allargando il ventaglio di prodotti tra cui poter scegliere. Un caso interessante è senz’altro quello dei camini a bioetanolo, un combustibile naturale ricavato dalla fermentazione di prodotti naturali ricchi di zuccheri. Le principali materie utilizzate per la sua produzione sono: biomasse, cereali come mais, orzo e frumento, canna da zucchero, bietola e barbabietola.

I principali vantaggi dei camini a bioetanolo

I camini a bioetanolo presentano diversi vantaggi su praticamente tutti i fronti e si propongono come una soluzione tra le meno problematiche per inserire una fonte di calore in casa. Questo genere di camino, infatti:

  • Sono l’ideale per chi intende – per qualunque motivo – evitare di eseguire lavori all’interno dell’abitazione. Questi camini, infatti, non necessitano di nessun lavoro preliminare di muratura, come non è necessaria l’installazione una canna fumaria. 
  • Sono indipendenti dalla rete elettrica così come da quella del gas. Questi camini funzionano esclusivamente con bioetanolo e non necessitano di nessun’altra fonte di energia.
  • A differenza dei loro cugini a legna o pellet, i camini a bioetanolo non sono soggetti ad alcuna legislazione, perciò la loro installazione è libera e non è necessario alcun permesso.
  • Si prestano perfettamente a essere, oltre che funzionali, ottimi complementi d’arredo. Spesso, infatti, i camini a bioetanolo vengono progettati per essere prodotti di design adatti ad ogni abitazione.
  • Non necessitano di alcuna manutenzione, i camini a bioetanolo non vanno nemmeno puliti, ma solamente ricaricati. 
  • Non producono fumo, odori, polveri o residui e, proprio per questo, questi camini sono particolarmente indicati per coloro che vivono in appartamento e in condominio.
Camini a bioetanolo: quanto costano?

Si potrebbe pensare che con tutti questi vantaggi i camini a bioetanolo siano però una tecnologia particolarmente costosa, e invece un altro grande vantaggio riguarda proprio i costi particolarmente accessibili:

  • Evitando i lavori di muratura, è garantito il risparmio legato agli interventi dedicati alla creazione di un alloggio per il camino e di una canna fumaria.
  • Lo stesso camino a bioetanolo è, molto spesso, molto meno costoso dei suoi corrispettivi a legna. Infatti, per questo genere di camini si può partire da poche centinaia di euro, rendendolo un prodotto accessibile a tutti. In linea di massima, i prodotti meno costosi sono quelli da appoggio, mentre i prezzi tendono a salire per i prodotti da incasso.
  • Il prezzo medio del bioetanolo è particolarmente basso. Il bioetanolo disponibile sul mercato ammonta a circa 3€ al litro e il consumo varia al variare del modello e della potenza calorica del bruciatore del camino in questione. I prodotti disponibili in commercio, infatti, consentono una produzione di energia che può andare da 1 kWh a circa 10 kWh, perciò il consumo e il costo relativo dipendono direttamente dalla potenza erogata. In ogni caso, linea di massima si può considerare il costo medio di un camino a bioetanolo a circa 0,80 centesimi per ogni ora di prestazione.
Riqualificazione energetica

Esiste anche un caso tale per cui, senza dover per forza intervenire su tutta l’abitazione, si può richiedere il recupero fiscale che interessi solo acquisto e posa di caminetti e stufe; questo è il caso di una riqualificazione energetica. In questa situazione i requisiti per l’accesso al recupero cambiano: il rendimento non deve essere inferiore all’85%, devono essere rispettate le normative per generatori e biomasse e vanno osservate le conformità delle classi A1 e A2 delle norme UNI EN 14961-2 per il pellet e le UNI EN 14961-4 per il cippato. In contesto di riqualificazione energetica possono essere recuperate le spese sostenute per acquisto, sostituzione (anche parziale) e posa di prodotti e impianti a biomasse per il riscaldamento. Anche in questo caso, il recupero ammonta al 50% per un massimo di 30000€, ossia 15000€ sempre distribuiti in 10 anni.

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